“Comu ccappau la terra, a nui furisi / ti macche mare, fecimu sciardine / ziccammu buscare li prima turnisi / ddo ncera scuerpi, frasche, mucchi e spine.
Li leune li innìamu alli furnari / ca cu ddri sordi s’era campare / nuetti, giurni, pi nui eranu pari / ca dra terra, eramu bunificare.
[…] A picca anni nui la scatinammu / si persira li sierpi, e lliscursuni / arruli di frutta ncì chiantammu / quiddru ca no fecira li patruni.
[…] Tabaccu – ranu – aulie … prummitori e fiuri / nc’èua ti neurumaru e marvasia / nni cumpinzamu tutti ddri suturi / cchiui no nc’è crisi! … ma economia. […]”
“Epoca dal 1950 in poi - Sciardine e Produzione” (Rimasuie)
Carmine Erroi (detto Rocco Torce)
Contadino e concittadino amatissimo, Carmine Erroi con le sue “Rimasuie” ha lasciato in eredità un pezzo di storia raccontando Leverano in poesie e racconti di ogni genere. Nato nel 1916, all’età di 86 anni ha scritto la poesia appena citata con lo scopo di non far dimenticare con quanta fatica si è cercato di portare le nostre campagne alla prosperità che ancora oggi ci accompagna. Infatti, ciò che ha fatto di Leverano un importante centro agricolo, è il sudore di chi nella terra ci ha messo le mani e soprattutto il cuore e non si è fermato, ma ha voluto guardare avanti.
L’economia del paese era prevalentemente costituita da uliveti, vigneti, frutteti e coltivazioni orticole; ma negli anni ’40 si introdusse una nuova attività economica tutt’oggi fiorente: la floricoltura. Tutto nasce un po’ per caso con dei contadini che emigrano nel Nord Italia e, di ritorno nella propria terra, portano con loro alcune piantine di garofano che coltivarono nei loro appezzamenti. Inizialmente la vendita non fu promettente perché la mancanza di esperienza di coltivazione influiva parecchio sulla qualità del prodotto offerto e per questo motivo per lungo tempo i fiori venivano venduti solo nelle vicinanze dei cimiteri e in casi di richieste improvvise. Considerato che i fiorai locali importavano da città nordiche, capirono che bisognava proporre ulteriori colture tenendo conto delle spese che si dovevano affrontare per acquistare il materiale di produzione. Fu così che venne introdotta la seconda varietà tipica del luogo: il gladiolo, che avendo un ciclo di circa 90 giorni, permetteva il rientro delle spese in tempi brevi.
Intorno agli anni ’60 il leveranese Mimino Albano si trasferì a Viareggio e qui acquisì molte nozioni sulla coltivazione in serra, all’epoca costruita con strutture in legno e ricoperte di film plastico. Di ritorno a Leverano ebbe l’intuizione di sfruttare le favorevoli condizioni climatiche e sperimentare sul proprio terreno in contrada Manieri ciò che aveva appreso. Tra lo scetticismo generale, passò dalla coltivazione in piena aria a quella protetta innalzando le prime strutture con intelaiatura in acciaio e ricoperte con teli di plastica, utili a trattenere il calore del sole e favorire la velocità di crescita dei fiori. Inoltre introdusse nuove tecniche di selezione di bulbi, di mazzettatura e di tutto ciò che era necessario per la spedizione del prodotto verso i mercati del Nord Italia(1).
Ciò permise di accrescere notevolmente la floricoltura nel giro di pochi anni, introducendo altre varietà come le gerbere, le rose e i crisantemi. Oltre alla sua caparbietà, Mimino si distinse anche per il suo altruismo: dispensava consigli e suggerimenti a tutti quei contadini che, incuriositi, si incamminarono sullo stesso percorso economico. Questo permise a diverse aziende di crescere e svilupparsi, creando un notevole commercio floricolo volto anche a conquistare i mercati lasciati liberi dalle aziende del Nord (nota è infatti l’esportazione a Sanremo).
Si arrivò così, a Marzo del 1996, a inaugurare un mercato floricolo comunale che ha da sempre avuto lo scopo di aiutare le numerose aziende del posto nella prima fase di commercializzazione attraverso l’incontro diretto tra produttori e commercianti. Esso è ubicato su un’area di circa 16.000 mq con una superficie coperta di 2.200mq e già appena avviato vantava circa 400 produttori (100 con posteggio fisso e 300 con posteggio giornaliero) e 350 commercianti (di cui la maggior parte sono dettaglianti e una minoranza è costituita da grossisti). Le varietà commercializzate spaziano da fiori recisi (gladioli, lilium, crisantemi, rose, sterlizie, gerbere, ranuncoli, fresie, ecc) a piante di ogni genere(2).
Un merito particolare va anche al Dott. Agr. Antonio Tumolo che nei primi anni, in carica di direttore, ha impostato le linee guida del mercato e ha fatto della qualità il suo proposito principale.
Qualità non solo dei prodotti, ottenuta in campo ricorrendo alle appropriate tecniche agronomiche, ma anche del servizio offerto introducendo norme minime da rispettare (orari rigidi, individuazione precisa di tutti i produttori, rispetto di posteggi e spazi a disposizione) e richiedendo “un maggiore impegno, in termini di costi e fastidi. Ma è un impegno che paga, poiché i commercianti chiedono, anzi esigono, un prodotto di alta qualità” (3).
Il mercato dei fiori è stato dedicato alla memoria di Mimino Albano che, con la sue tenacia e il suo ingegno, ha reso una terra rocciosa e da sempre ritenuta poco fertile (la contrada che unisce Leverano a Porto Cesareo) al massimo della sua produttività.
(2) SPORTELLI G.F., 1997. I tre mercati pugliesi si riorganizzano. Colture protette, n. 12. Pag. 69.
(3) SPORTELLI G.F., 1999. Puglia: i tre mercati con tanti problemi. Colture protette, n. 11. Pag. 68.